Sono un ranger. 4° reggimento alpini paracadutisti.

Nella cabina eravamo tutti seduti e muti come
sempre. I motori pensavano a ronzare.
Il segnale!
Mi alzai, ero l’ultimo della fila.
L’aria era ancora più gelida la notte e l’atterraggio
sarebbe stato a dir poco umido.
Mi sporsi dal portello i miei compagni non si
vedevano più, respirai profondamente e chiusi gli
occhi.
Un balzo e volai giù in picchiata come un falco
pellegrino a caccia delle sue prede.

Anime nere. L’inganno del mio tempo

Ci vorrebbe un adattatore per poter armonizzare i
cuori e unire le coscienze, ma prima ancora
bisognerebbe ridestare dal torpore chi ha l’animo
offuscato dalla soverchieria.
La vita non è facile e la via giusta sembra sempre
la più ardua, per cui va elusa a priori per paura di
affogare nel lago delle proprie lacrime.
Sarebbe tutto così facile, ma lontani sono i tempi
in cui sacra era la parola data.

Rendez-Vous – Déjà vu

Tranquilla, seduta sulle scale, guardo da giorni le
evoluzioni della “solita” farfalla.
Un raggio di sole filtra tra le foglie del siliquastro
e mi colpisce la fronte.
L’aria calma, ferma e il frinire delle cicale,
rendono l’atmosfera surreale.
Poi d’un tratto qualcosa mi balena a fianco, mi
giro di scatto, il cuore in gola, conosco quelle
ombre.
Sospiro remissiva ma ai miei occhi fugge una
lacrima.

Tuta blu e puzza di grasso

Eravamo amici da tanto, poi un giorno lo vidi
diverso.
Assorto ed indaffarato tra le sue valvole, cilindri,
filtri e tutti gli altri aggeggi di oleodinamica mi
sfiorò!
Inizialmente non capivo, sentivo il cuore forte
picchiarmi in testa, poi la sua voce sicura, le mani
grandi, le braccia vigorose, il suo odore, le labbra
tumide color fragola.
Ma che cavolo sto facendo!
Scossi la testa e tornai in me.