Erano le cinque del mattino, a dare la sveglia il povero omino, che come ogni giorno andava al suo orto lungo il fiume, e ci svegliava con quei colpi di tosse tremendi.
Mia madre mi aveva detto di stargli lontano, ché aveva la pertosse e me la poteva attaccare.
Avevo sei anni, lo seguii con gli occhi mentre risaliva le gradinate, tornando a casa.
Ancora due colpi di tosse e cadde sfinito al suolo.
(Parole obbligate: Pertosse/Suolo - Max 400 caratteri)
Tutte creature
Marco viaggiava a bordo della sua auto a velocità sostenuta. Lo sguardo incollato alla strada la mano sinistra ben salda sul volante, la destra con l’indice teso a schiacciare i pulsanti della radio, alla ricerca di un canale decente.
L’aria del mattino era torbida come sempre, lo smog era ormai di casa e il traffico, nonostante l’orario, iniziava ad essere insopportabile.
Dopo la curva, girando a destra c’era una scorciatoia, ad essere fortunati si potevano risparmiare fino a 10 minuti, che occasione! Pensandoci gli venne da sorridere: “Non bastano i problemi con i colleghi al lavoro, devo iniziare a combattere già con gli automobilisti di buon’ora!”
“Per carità, tutti infondo abbiamo lo stesso obiettivo, ogni mattina partiamo il prima possibile per arrivare il meno tardi possibile, intubati a pensare ai cavolacci nostri fregandocene di quelli degli altri, tanto ognuno sente i suoi!” borbottò Marco alzando le spalle.
“Dai miseriaccia è verde! Giallo! Naaa” ancora il maledetto semaforo era diventato rosso, “ma che cavolo!”
Strizzò gli occhi pensando che lo stessero tradendo, ma no!
Tremante sulle zampe, infreddolito e spaventato, un gattino si stava dirigendo proprio in mezzo alla corsia opposta, sarebbe rimasto sicuramente schiacciato.
Si sentì tirare per la giacca, guardò di fianco a sé pensando di essere uscito di testa, guardò dallo specchietto il sedile posteriore, ma non vide nulla, nemmeno il suo riflesso.
Sconvolto, come un pazzo mise le quattro frecce, aprì lo sportello, afferrò la creatura che miagolò.
Il semaforo ora era di nuovo verde e le auto in fila dietro alla sua sembravano folli, con i clacson bloccati.
Cercò di accostare alla bell’e meglio, il gattino sulle ginocchia, l’affanno nel cuore.
Sbatté la nuca sul poggiatesta soffiando fragorosamente. Guardandosi ora allo specchietto vide i suoi occhi scuri pervasi d’amore, perché caritatevole non è chi getta una moneta in un cappello, ma chi tratta le altre creature per come vorrebbe essere trattato.
(Tema: Carità - Max 2000 caratteri)
L’aria del mattino era torbida come sempre, lo smog era ormai di casa e il traffico, nonostante l’orario, iniziava ad essere insopportabile.
Dopo la curva, girando a destra c’era una scorciatoia, ad essere fortunati si potevano risparmiare fino a 10 minuti, che occasione! Pensandoci gli venne da sorridere: “Non bastano i problemi con i colleghi al lavoro, devo iniziare a combattere già con gli automobilisti di buon’ora!”
“Per carità, tutti infondo abbiamo lo stesso obiettivo, ogni mattina partiamo il prima possibile per arrivare il meno tardi possibile, intubati a pensare ai cavolacci nostri fregandocene di quelli degli altri, tanto ognuno sente i suoi!” borbottò Marco alzando le spalle.
“Dai miseriaccia è verde! Giallo! Naaa” ancora il maledetto semaforo era diventato rosso, “ma che cavolo!”
Strizzò gli occhi pensando che lo stessero tradendo, ma no!
Tremante sulle zampe, infreddolito e spaventato, un gattino si stava dirigendo proprio in mezzo alla corsia opposta, sarebbe rimasto sicuramente schiacciato.
Si sentì tirare per la giacca, guardò di fianco a sé pensando di essere uscito di testa, guardò dallo specchietto il sedile posteriore, ma non vide nulla, nemmeno il suo riflesso.
Sconvolto, come un pazzo mise le quattro frecce, aprì lo sportello, afferrò la creatura che miagolò.
Il semaforo ora era di nuovo verde e le auto in fila dietro alla sua sembravano folli, con i clacson bloccati.
Cercò di accostare alla bell’e meglio, il gattino sulle ginocchia, l’affanno nel cuore.
Sbatté la nuca sul poggiatesta soffiando fragorosamente. Guardandosi ora allo specchietto vide i suoi occhi scuri pervasi d’amore, perché caritatevole non è chi getta una moneta in un cappello, ma chi tratta le altre creature per come vorrebbe essere trattato.
(Tema: Carità - Max 2000 caratteri)
Trapasso
Un ragazzo strano. Così mi hanno sempre definito e a furia di sentirmelo dire c’ho pure creduto. Di sicuro sono sempre stato fuori dal coro.
Rimasto orfano troppo presto, sono cresciuto in fretta e ho vissuto di ciò che la mia testa pensa e le mie mani sanno fare.
La mia vita è tutta qui dentro, in questo vecchio mulino ad acqua, i miei erano mugnai.
Il fiume è mio amico, le piccole e grandi creature del boschetto qui vicino sono la mia compagnia più grande, ogni tanto viene anche qualcuno con qualche sacco di grano, c’è ancora chi sa da dove viene la farina!
Il mulino ormai è stanco, la sua ruota ha sempre girato senza mai fermarsi ed io dal ragazzo strano che ero, sono diventato un uomo schivo e poi un vecchio, vecchissimo pazzo.
Oggi mi sono svegliato come sempre presto, l’alba è meravigliosa in questo periodo. Gli uccelli cantano da un pezzo. Curiosamente non mi fanno più male le ginocchia e sono leggero.
Sento nell’aria l’odore di caffè e la voce calma di mia madre che mi chiama!
(Tema: Confine - Max 1000 caratteri)
Rimasto orfano troppo presto, sono cresciuto in fretta e ho vissuto di ciò che la mia testa pensa e le mie mani sanno fare.
La mia vita è tutta qui dentro, in questo vecchio mulino ad acqua, i miei erano mugnai.
Il fiume è mio amico, le piccole e grandi creature del boschetto qui vicino sono la mia compagnia più grande, ogni tanto viene anche qualcuno con qualche sacco di grano, c’è ancora chi sa da dove viene la farina!
Il mulino ormai è stanco, la sua ruota ha sempre girato senza mai fermarsi ed io dal ragazzo strano che ero, sono diventato un uomo schivo e poi un vecchio, vecchissimo pazzo.
Oggi mi sono svegliato come sempre presto, l’alba è meravigliosa in questo periodo. Gli uccelli cantano da un pezzo. Curiosamente non mi fanno più male le ginocchia e sono leggero.
Sento nell’aria l’odore di caffè e la voce calma di mia madre che mi chiama!
(Tema: Confine - Max 1000 caratteri)
100 sacchi per uno scudo
Si agitava davanti al Colosseo, con l'elmo nella mano sinistra e la lancia nella destra, confabulando con l'amico, anch'egli centurione.
I turisti incuriositi li guardavano, e velocemente passavano oltre ridacchiando.
"Se lo pio sto regazzino... ie faccio vedè io chi è Romoletto!"
"Ammazza a Romolè, ma che t'è successo?!"
"E', m'è successo che me se so fregati lo scudo... aho m'è costato 100 sacchi!!"
(Parole obbligate: Centurione/Costato - Max 400 caratteri)
I turisti incuriositi li guardavano, e velocemente passavano oltre ridacchiando.
"Se lo pio sto regazzino... ie faccio vedè io chi è Romoletto!"
"Ammazza a Romolè, ma che t'è successo?!"
"E', m'è successo che me se so fregati lo scudo... aho m'è costato 100 sacchi!!"
(Parole obbligate: Centurione/Costato - Max 400 caratteri)
Gene-X
Il sole era nero come sempre, la cenere ricopriva ogni cosa, l'aria era altamente acida.
Mic, guardingo come uno sciacallo, uscì dal suo rifugio in cerca di cibo.
Un ratto, o ciò che ne rimaneva, sgattaiolò a pochi metri da lui.
Aveva un strana protuberanza sulla coda.
Mic cercò di agguantarlo, ma la bestia si rivoltò addentandolo ad un polso.
Un grido, poi silenzio e buio. Quando si riprese capì!
(Parole obbligate: Sciacallo/Protuberanza - Max 400 caratteri)
Mic, guardingo come uno sciacallo, uscì dal suo rifugio in cerca di cibo.
Un ratto, o ciò che ne rimaneva, sgattaiolò a pochi metri da lui.
Aveva un strana protuberanza sulla coda.
Mic cercò di agguantarlo, ma la bestia si rivoltò addentandolo ad un polso.
Un grido, poi silenzio e buio. Quando si riprese capì!
(Parole obbligate: Sciacallo/Protuberanza - Max 400 caratteri)
L'Immensità
Era un pomeriggio di giugno, mite e profumato.
Seduta sulle scale di casa, i gomiti sulle ginocchia, il sole in faccia, Maria meditava silenziosa. La sua mente diventava leggera e serena.
Portandosi i palmi delle mani sugli occhi, i raggi del sole non colpivano più le sue palpebre e i colori che prima percepiva, diventavano d’un tratto solo buio.
Rimaneva così in silenzio per ore, tendendo l’orecchio, ascoltando l’immensità che la circondava. Il cinguettare di un uccello, il ronzio di un insetto, il fruscio delle foglie mosse dal vento, per non parlare delle “morbide” fusa del suo gatto.
Poi d’un tratto quel rumoroso silenzio della natura le toccava il cuore che iniziava a guardarsi dentro e a palpitare sempre più veloce, ricordandola bambina, poi più grande e ancora e ancora fino alla grande luce.
Con un certo affanno Maria riapriva gli occhi, chi l’ha detto che il silenzio fa sentire soli, in lui possiamo ritrovare l’immensità del mondo e della nostra vita, passata presente e futura!
(Tema: Silenzio - Max 1000 caratteri)
Seduta sulle scale di casa, i gomiti sulle ginocchia, il sole in faccia, Maria meditava silenziosa. La sua mente diventava leggera e serena.
Portandosi i palmi delle mani sugli occhi, i raggi del sole non colpivano più le sue palpebre e i colori che prima percepiva, diventavano d’un tratto solo buio.
Rimaneva così in silenzio per ore, tendendo l’orecchio, ascoltando l’immensità che la circondava. Il cinguettare di un uccello, il ronzio di un insetto, il fruscio delle foglie mosse dal vento, per non parlare delle “morbide” fusa del suo gatto.
Poi d’un tratto quel rumoroso silenzio della natura le toccava il cuore che iniziava a guardarsi dentro e a palpitare sempre più veloce, ricordandola bambina, poi più grande e ancora e ancora fino alla grande luce.
Con un certo affanno Maria riapriva gli occhi, chi l’ha detto che il silenzio fa sentire soli, in lui possiamo ritrovare l’immensità del mondo e della nostra vita, passata presente e futura!
(Tema: Silenzio - Max 1000 caratteri)
Quello che sospetti ma non ti apetti
Sospetto da un po' il tuo tradimento.
Ho deciso di seguirti... voglio vederla!
Sarà più alta di me, più snella, sicuramente più giovane.
Salto dentro il cappotto, inforco gli occhiali da sole,
mi strizzo la faccia con due giri del tuo foulard preferito.
Fantozziana ti seguo da dietro le auto parcheggiate lungo la via.
Spero solo che abbia le cosce piene di buccia d'arancia, la zozzona!
Oddio... Marco!
Ho deciso di seguirti... voglio vederla!
Sarà più alta di me, più snella, sicuramente più giovane.
Salto dentro il cappotto, inforco gli occhiali da sole,
mi strizzo la faccia con due giri del tuo foulard preferito.
Fantozziana ti seguo da dietro le auto parcheggiate lungo la via.
Spero solo che abbia le cosce piene di buccia d'arancia, la zozzona!
Oddio... Marco!
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