L'elemento mancante

Spesso sbirciavo da dietro la porta socchiusa. Tra fumi, alambicchi, pozioni misteriose e sbuffi di vapori colorati, si stagliava la figura imponente del Tarta. Non aveva lunga barba, né cappello a punta e nemmeno un lungo mantello, ma semplicemente un camice bianco e degli occhialetti piccoli e tondi in punta di naso.

Lo chiamavano Tarta per la postura, sembrava essere capace di ritirarsi da un momento all’altro nel suo carapace fatto di idee, convinzioni, spunti, intuizioni. Uomo schivo, solitario e di certo molto solo, aveva passato la vita in quel laboratorio in cerca del modo di trasformare il carbone in oro. Un pazzo senza dubbio! Una genialità sprecata dietro un’idiozia!?

Bramavo per poterlo avvicinare, speravo di poterlo seguire nelle sue folli elucubrazioni che ingeneravano in me interesse e curiosità. Un giorno presi coraggio e mi feci trovare dentro il laboratorio, quando entrò sembrò non vedermi ma ad un tratto, mentre trafficava su un bancone dandomi le spalle, brontolò di non toccare nulla e di stare semplicemente a guardare, possibilmente in silenzio.
Col tempo la mia presenza gli divenne familiare, tanto da farmi reggere qualche provetta con della roba che ci galleggiava dentro.
Un pomeriggio lo sentii fragorosamente sbuffare, ricadde come un grande sacco sullo sgabello accanto a me e si girò. Gli occhi vacui, la testa stanca, le dita delle mani intrecciate sulla pancia. Si tolse gli occhiali stropicciando il naso e tristemente mi confessò che tutto quello che aveva fatto, studiato, ricercato, non era valso a nulla, mancava qualcosa di unico e fondamentale, era vicino a ciò che voleva ma non sapeva come fare il salto che lo potesse portare a realizzare il suo scopo. Cosa avrei potuto dire io, piccolo di poche esperienza e capacità, ad un uomo così “grande”.
Arrossendo gli suggerii di fare come le donne della mia famiglia, dire un bel rosario pensando intensamente e credendo fortemente. Sul suo viso un cenno di sorriso, forse il primo della sua vita.



(Vincitore dello Special contest mensile sulle virtù: "Fede" indetto da "Scrittori da 1000 caratteri" con votazione 26,9 su 30)

(Tema: Fede - Max 2000 caratteri)

In nome di Archimede

Voleva farlo a tutti i costi, noncurante degli sfottò di chi era accorso.

Il dislivello era di appena un metro, ma nessuno aveva mai visto andare l'acqua all'insù e non c'era alcun indizio per pensare che avrebbe funzionato davvero.

—“È inutile che continuiate a ridere, la mia elica funzionerà!”

Azionando la pesante manovella iniziò a girare e poco dopo il canale si riempì suscitando gran clamore.

(Parole obbligate: Elica/Indizio - Max 400 caratteri)

Tramonti

Ferma al semaforo lo sguardo si perde sul mare all'orizzonte, il garrito dei gabbiani, l'odore dolce di salsedine...

Mi affianca piano un'auto con l'audio a palla, gomito fuori dal finestrino, movimento del collo a piccione, alta fascia sulla fronte che stringe una capigliatura da carciofo. 

Continuando ad ondeggiare si gira verso di me e così rimane, pigiando l'acceleratore allo scattare del verde.

(Parole obbligate: Audio/Carciofo - Max 400 caratteri)

Nel sole

Oggi compio gli anni. Mi chiami dalla cucina, arrivo saltellando, c’è un bagliore che non mi permette di tenere gli occhi ben aperti. Mi spieghi cosa comprare, ma certa che mi scorderò, mi infili il biglietto della spesa in tasca, mentre con l’altra mano mi arruffi i capelli. 
Scendo le scale felice, poi uno scampanellio. È papà che mi saluta dalla bici, mi giro ma mi ritrovo in cucina. 
Sei seduta alla finestra, i capelli grigi, sorridendo mi dici che tu e papà state proprio bene. Ti chiedo dov’è Sara, sei perplessa, ma poi mi rispondi che è rimasta giù.
Mi sento stranamente tranquillo, anche se questo fulgore continua a farmi lacrimare gli occhi. Cerco di asciugarmi ma non riesco, mi sforzo e tutto diventa nero.
Apro gli occhi, che finalmente non sono più abbagliati, sento il vociare dei camici bianchi che mi stanno attorno. Poi il viso di Sara, che piangendo mi dà il bentornato, ha in mano un biglietto di mamma, trovato in casa dopo uno strano sogno: ”Ciao Mimmo e buon compleanno!”.

(Tema: Paranormale - Max 1000 caratteri)

Punito per aver rotto la guardia

Sembrava una cera da museo, immobile dentro il suo gabbiotto, perfetto nella sua divisa, fucile in spalla, pennacchio in testa, quasi non respirava.
I passanti lo interrogavano, ma nulla, muto, non poteva parlare.
Una giovane donna un pomeriggio passando, inciampò e cadde battendo la testa.
Immobile, con la coda dell'occhio la guardò, poi vedendo un rivolo di sangue, decise di prestarle soccorso.

(Parole obbligate: Soccorso/Museo- Max 400 caratteri)