Carpe diem

Con la sensazione pesante sul petto regalo dell’ultima influenza, guardavo fuori dalla finestra il susseguirsi degli eventi. A ovest il pallido sole faceva capolino dalle nuvole, a nord le raffiche di vento sferzavano il prato e di fronte l’altalena di legno che dondolava sola.

Infilai giacca e berretto, afferrai le chiavi e fatte le scale, mi incamminai vagabonda, col vento che con le sue raffiche prima mi spingeva dalla schiena, poi capriccioso mi teneva dalla testa.

Lasciata la stradina di ghiaia, iniziai ad inerpicarmi per la collina, mani giunte dietro la schiena, testa bassa per minimizzare lo sforzo.
Intercettai un piccolo sentiero ormai battuto solo dalle bestie selvatiche, lo seguii. Non sapevo dove portasse, ma sicuramente molto più in alto.
Ad un certo punto notai che il paesaggio stava cambiando ed alzando lo sguardo mi ritrovai in una piccola radura, un’isola in mezzo al cielo.
Da quassù gli uomini diventano insignificanti e si inizia ad intuire cosa sia la serenità.


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