Favole ... quel che non ti aspetti

- Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?
- Uhm, ancora con sta storia? Lo vuoi capire che m’hai scocciato. Negli ultimi tre giorni me lo avrai chiesto un milione di volte!
- Stai zitto, inutile pezzo di vetro, ti ricordo che da contratto dobbiamo dire le battute così come da copione, quindi datti una mossa e dì la tua, forza!
- Vorrei ricordarti, Maestà, che io non ho copione ma vado a braccio, seguendo un semplicissimo canovaccio, IO. Mica sono una capra come te, che non ti raccapezzi e devono scriverti pure le virgole.
- Ringrazia che il contratto prevede una penale in caso di rottura dello specchio, altrimenti ti avrei già fatto secco, brutto scemo.
- Abbassa la cresta cocca, ti ricordo che se non era per me, col cavolo avresti fatto fortuna. Chi ti ha fatta scritturare per sta favola? Ricordi dove t’ho raccattata?! Nella latrina dell’osteria del paese, sbronza come ‘na mela, tutta rotta, tutta stropicciata, sporca…
- Sei proprio un villano!
- … racchia!


(Tema: Dialoghi - Max 1000 caratteri)

Una mattina come tante: io, me e lo specchio

Lunedì 6:45 – Inizia una nuova terrificante settimana.

Sbuffo via la frangia dalla fronte, con gli occhi a fessura e il naso arricciato. La mia bocca impastata biascica un cupo: - Buongiorno tesoro, sonno è?

- Lasciami stare, non sai che nei primi trenta minuti dopo essersi svegliati, bisogna fare come i gatti?! Ci si stira lentamente, ci si riprende e poi via.
Alzo il sopracciglio, con lo spazzolino conficcato in bocca e i jeans che trovano insormontabili “naticosità” da superare, farfuglio: - Sarebbe bello, ma anche sta mattina mi tocca correre. Poi la colazione la faccio a casa o salto?
- Che salti e salti?! Vai al bar sotto l’ufficio no. Non ricordi il dottore che t’ha detto?! Mangiare poco e spesso dovranno essere le tue parole d’ordine.
Rido, mi guardo e rido: - Sì, come no… col capo che mi sta sempre col fiato addosso, ho proprio il tempo di sbucciarmi la mela a mezza mattina, è roba che se mi vede me la fa ingoiare sana; proprio tu mi suggerisci ste cose, manco non lo conoscessi!

(Tema: Dialoghi - Max 1000 caratteri)

Ingenuamente sopravvivo

Erano 6 mesi che mia figlia mancava, erano 6 mesi che Patrizia continuava a ripetermi che sentiva che stava bene, che avvertiva delle vibrazioni positive e che sarebbe tornata.
Durante l’ultimo incontro mi aveva fatto sedere al buio, con una candela alle spalle e uno specchio di fronte.
“Se la pensi intensamente, la tua anima si connetterà alla sua e vedrai che è viva!”, poi andava in trance e quando tornava mi diceva che l’aveva vista sorridente e libera.
Una notte me la sono sognata Valeria, o forse non era un sogno, non lo so, avevo 40 di febbre ed ero in pieno delirio.
“Mamma fammi cercare nella casa di campagna di Patrizia”, mi svegliai singhiozzando con quel pensiero in testa, che oggi è un tarlo che non mi lascia più respirare.
Sto andando dall’Ispettore che si occupa del caso, mi guarda con sconcerto, ma poi decide.
I suoi uomini hanno trovato Valeria; Patrizia me l’ha ammazzata come un cane, perché voleva convincermi che i suoi non erano superpoteri ma solo una misera truffa.

(Tema: Svegliarsi con dei superpoteri - Max 1000 caratteri)

Bisogna saper scegliere

Avevo il cuore in gola, anzi forse anche un po’ più in alto, visto che lo sentivo pulsare in testa come una grancassa. Stavo correndo come mai, per arrivare in tempo a scuola, con i miei 3 libri stretti nella cinghia rossa e logora, e una mela, che sarebbe dovuta essere la mia colazione, merenda e pranzo.

Tanto sgomento per andare a studiare?! Non ero mai stato nemmeno una gran cima, ma la Maestra sapeva inventarsi delle punizioni veramente poco ortodosse per i ritardatari e io non volevo essere la sua prossima vittima.
Stavo svoltando la curva, c’erano rimasti sì e no 10 metri, ma un urlo catturò la mia attenzione e nonostante tutto mi fermai.
Ero paonazzo in viso, ansimante, piegato in avanti con le mani sulle ginocchia, ma sentendo di nuovo i lamenti, mi sporsi sul limite del fosso e vidi Bicio.
Ometto stanco e minuto a cui mancavano una gamba e mezza, regalo dell’ultima guerra.
Gli tesi la mano.
“E ades?”
“En te preoccupè, se me met sopra el cec, ne freg un po’ e ’l magnem insiem”.
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p.s.
traduzione delle ultime due battute, nel caso non si capissero:
"E adesso?"
"Non ti preoccupare, se mi mette (in ginocchio) sopra i ceci, ne rubo un po' e ce li mangiamo insieme"

(Tema: La punizione - Max 1000 caratteri)