L'abbraccio del mare

La dolce brezza mi coccola il viso,
e monella, si beffa del mio vestito.
Ogni dì, alba e tramonto mi strappano un sorriso,
e ripenso a lui, a quando è partito.

I miei occhi si perdono nei tuoi orizzonti lontani,
nei tuoi verdi, nei tuoi blu, nei garriti dei gabbiani.
In bonaccia porti e dai la vita,
ma in tempesta spesso, la speranza vedo sparita.

Sulle tue spiagge passeggio ogni giorno,
lasciandomi dietro, pensieri tristi e canzoni liete,
e salendo sul tuo scoglio più alto, torno
per guardare lontano, per placare la mia sete;

e come un faro in cerca di qualcuno da salvare,
protendo il mio petto verso te, mio splendido mare,
e sperando di poterlo riabbracciare,
mi tuffo dentro te, l’unico ora, a potermi consolare.

Il tuo abbraccio è caldo e non sono più sola,
nel lambire il mio corpo un brivido mi pervade,
e sento ancora lui vicino, mentre una nuvola bianca,
il mio sguardo dissuade.

Tornando a riva, mi sento rinata,
coi capelli di sale e la pelle ambrata,
e protendo ancora la mia mano sui tuoi orizzonti,
sui miei segreti, su ciò che a nessuno racconti,
e i miei occhi si perdono in te mio mare,
perché so che un giorno, me lo farai davvero riabbracciare.

(Ha partecipato al Concorso artistico-letterario "Inula" indetto per iniziativa dell’associazione Tuttinsieme, con il patrocinio del Comune di Camerota)


(Tema: Echi dal mare - Max / caratteri)

Correva l'anno 1966

Mia madre era ogni giorno più preoccupata e mio padre sempre più provato. Scherzando diceva che i reni gli avevano fatto una cattiva riuscita e quando tornava dalla dialisi, sembrava che lo avessero rivoltato come un calzino. Io non sapevo cosa fare, mi sentivo impotente ed incapace anche di una buona parola.
Avevo poco più di vent’anni, lavoravo in un bar e una mattina, mentre preparavo il solito cappuccio a Carlo, lessi sul giornale accanto a lui:”… effettuato con successo il primo trapianto di rene da vivente ad opera del Chirurgo Aldo De Maria…”.
Un brivido.
Non so come, ma riuscii ad avere un contatto per risolvere il caso di mio padre, mi sentivo felice, potevo salvarlo. Finalmente mi contattarono per gli esami di rito, tornai a casa toccando quasi in soffitto con le dita per la felicità, decisi di dirlo prima a mamma.
Quando la vidi sbiancare capii che qualcosa non andava. Piangendo mi supplicò di non dire nulla, ché non avrei mai potuto essere compatibile; ma io non mi arresi!


(Tema: L'inganno - Max 1000 caratteri)

MILD

Come ogni mattina sono di fronte a questa enorme tazza. Mamma non lo vuole capire, ma anche oggi l’unico che berrà il latte, sarà il lavandino. A me non piace, preferirei un succo.
Vado per prendere la tazza, non c’è, ma trovo il succo. 
Fico! Sono di nuovo dentro una di quelle bolle, dove tutto mi è permesso.
Uno schiocco di dita e sono vestito, saluto mamma, saltello leggero fuori di casa, alla faccia della gravità. Piroettando mi ritrovo davanti a scuola, vedo gli altri entrare, tristi. Io no, io vado verso la libertà.
Mi concentro e in un nonnulla sono al boschetto, il sole mi schiaffeggia la faccia e sorrido inebetito.
All’improvviso tutto si fa cupo, provo ad oppormi, ma non riesco più a pilotare i miei pensieri, il boschetto diventa un intricato e gelido groviglio di rovi e mi sento perso. Grido, ma niente, qualcosa mi è sfuggito di mano, sono solo ed impaurito, c’è anche una sirena in lontananza che mi inquieta.
- Francy, ma ti muovi, non senti la sveglia?! –
Fortuna mamma.


(Tema: Un personaggio storico - Max 1000 caratteri)