Io cuore di porcospino, ho paura di soffrire per
amore, specie in questo tempo freddo, dove la
speranza si perde nel bianco della neve.
Tu pianta di vischio, sei parassita del mio cuore,
da cui rubi i minerali che da sola non sapresti
trovare per vivere.
Il destino ci ha voluti diversi! Ed io non posso
neanche cibarmi di te, chè mi intossicheresti
l’anima.
Posso solo aspettare la prossima primavera.
Io sono l’alfa e l’omega
La lama del rasoio scorreva liscia, lasciando glabro
il petto ancora caldo. Gli aveva già impresso con il
primo ferro rovente, il segno dell’alfa sulla fronte,
ora toccava all’omega a livello del cuore.
Tra mente e sentimento, in mezzo un cammino
fatto di ferite, sfregi, bruciature e coaguli di
sangue.
Il gioco consisteva nel farlo ritrovare a chi avrebbe
di certo intuito, ma non subito capito.
il petto ancora caldo. Gli aveva già impresso con il
primo ferro rovente, il segno dell’alfa sulla fronte,
ora toccava all’omega a livello del cuore.
Tra mente e sentimento, in mezzo un cammino
fatto di ferite, sfregi, bruciature e coaguli di
sangue.
Il gioco consisteva nel farlo ritrovare a chi avrebbe
di certo intuito, ma non subito capito.
Sacrificio… al sedano
Era già lì, quasi carponi annusò l’aria. C’era
sempre lo stesso fetore. In quel posto molti dei
suoi erano scomparsi, come risucchiati da quella
pozza di viscoso catrame che gorgogliava di
continuo. Piccole e grandi bolle svogliate
scoppiavano sulla sua superficie.
Si avvicinò di scatto, sta volta aveva ben poco da
sacrificare: un po’ di carne, qualche osso e poche
gambe di sedano appassite.
sempre lo stesso fetore. In quel posto molti dei
suoi erano scomparsi, come risucchiati da quella
pozza di viscoso catrame che gorgogliava di
continuo. Piccole e grandi bolle svogliate
scoppiavano sulla sua superficie.
Si avvicinò di scatto, sta volta aveva ben poco da
sacrificare: un po’ di carne, qualche osso e poche
gambe di sedano appassite.
Selce e piume
Era svenuto, inciampato in una zolla sporgente
mentre fuggiva. Un rivolo di sangue gli scendeva
dalla tempia fino alle labbra semichiuse.
Punte di lance iniziarono a pungolarlo da più parti
per ridestarlo. Tutte le donne del villaggio gli
avevano formato un cerchio intorno.
Poi ecco lei, selce in pugno. Tutta la sua vita era in
mano ad una pazza altera, coperta appena con
piume nere, verdi e blu.
mentre fuggiva. Un rivolo di sangue gli scendeva
dalla tempia fino alle labbra semichiuse.
Punte di lance iniziarono a pungolarlo da più parti
per ridestarlo. Tutte le donne del villaggio gli
avevano formato un cerchio intorno.
Poi ecco lei, selce in pugno. Tutta la sua vita era in
mano ad una pazza altera, coperta appena con
piume nere, verdi e blu.
Destinazione Terra!
“Cupola 8 - Distretto 2”, così recitava la scritta
scolpita nel marmo bianco della possente colonna
d’entrata. Era stato mandato lì dopo un estenuante
processo. Era il 2087 e tutti coloro che si
macchiavano di delitti contro Physis, erano
imbarcati su una navetta e spediti sulla Terra da
anni devastata e invasa dalle scorie; erano tutti
sottoposti al programma di recupero “Green to
survive”.
scolpita nel marmo bianco della possente colonna
d’entrata. Era stato mandato lì dopo un estenuante
processo. Era il 2087 e tutti coloro che si
macchiavano di delitti contro Physis, erano
imbarcati su una navetta e spediti sulla Terra da
anni devastata e invasa dalle scorie; erano tutti
sottoposti al programma di recupero “Green to
survive”.
M. Âme-Noire
Il suo corpo flaccido iniziò a barcollare. Cadde. Lo
avevano strappato alla vita come il vento strappa le
foglie dagli alberi in autunno. Mimì guardò la
scena impassibile, inarcando il sopracciglio destro,
poi abbozzò un sorriso sdegnato.
Aveva un dardo giallo conficcato nel collo con
appeso un piccolo cartellino nero: “M. Âme-
noire”.
Il mercenario poteva ora rivendicare il suo
compenso.
avevano strappato alla vita come il vento strappa le
foglie dagli alberi in autunno. Mimì guardò la
scena impassibile, inarcando il sopracciglio destro,
poi abbozzò un sorriso sdegnato.
Aveva un dardo giallo conficcato nel collo con
appeso un piccolo cartellino nero: “M. Âme-
noire”.
Il mercenario poteva ora rivendicare il suo
compenso.
Il mercante di speranza
Alle spalle, sempre più vicine le urla dei predoni,
ma ecco laggiù la salvezza. Finalmente il
caravanserraglio! L’agognata tregua lungo
quell’interminabile e pericoloso cammino. Il
tempo di ristorare sé e le proprie bestie.
È ora di partire! Le massicce porte si aprono, un
tuffo nella tempesta. Ancora dopo giorni la sabbia
sibila e toglie il respiro.
ma ecco laggiù la salvezza. Finalmente il
caravanserraglio! L’agognata tregua lungo
quell’interminabile e pericoloso cammino. Il
tempo di ristorare sé e le proprie bestie.
È ora di partire! Le massicce porte si aprono, un
tuffo nella tempesta. Ancora dopo giorni la sabbia
sibila e toglie il respiro.
Scene di ieri, paure di domani
- Eccolo là! - gridò l’esattore delle tasse.
Le due montagne di nervi così, si avvicinarono
sicure al bancone su cui il poveretto aveva
appoggiato le misere casse di frutta che aveva da
vendere: poche susine, mele e pere per di più
bacate.
- Non ho più nulla, mi rimangono solo la
compagnia del tarlo che sta consumando il mio
sgabello e la mia dignità, che state consumando
vessandomi l’esistenza! -
Le due montagne di nervi così, si avvicinarono
sicure al bancone su cui il poveretto aveva
appoggiato le misere casse di frutta che aveva da
vendere: poche susine, mele e pere per di più
bacate.
- Non ho più nulla, mi rimangono solo la
compagnia del tarlo che sta consumando il mio
sgabello e la mia dignità, che state consumando
vessandomi l’esistenza! -
La Sig.ra maestra
Il suo sguardo era duro come pietra, la chiamò, la
fece avvicinare alla cattedra e la rimproverò
amaramente; poi prese la sua bacchetta di giunco e
le colpì le nocche delle mani con tutta la forza che
aveva.
Senza piangere si diresse nell’angolo dietro la
lavagna, faccia al muro.
Due tacche rosse le segnavano le mani, ma i suoi
occhi verdi non la tradirono, mai si sarebbe fatta
scappare una lacrima!
fece avvicinare alla cattedra e la rimproverò
amaramente; poi prese la sua bacchetta di giunco e
le colpì le nocche delle mani con tutta la forza che
aveva.
Senza piangere si diresse nell’angolo dietro la
lavagna, faccia al muro.
Due tacche rosse le segnavano le mani, ma i suoi
occhi verdi non la tradirono, mai si sarebbe fatta
scappare una lacrima!
Viaggio verso il caldo nord
La brezza gli scompigliava i capelli, là ritto a prua
della nave. La polena col suo sguardo penetrante,
scrutava l’orizzonte e solenne sembrava sfidare
l’impeto del mare.
La punta della bussola era tesa verso uno dei
quattro lapislazzuli che segnavano i punti
cardinali, quasi volesse fuggire dal quadrante.
Verso nord, sempre dritti verso nord, per giungere
alle calde terre dell’equatore!
della nave. La polena col suo sguardo penetrante,
scrutava l’orizzonte e solenne sembrava sfidare
l’impeto del mare.
La punta della bussola era tesa verso uno dei
quattro lapislazzuli che segnavano i punti
cardinali, quasi volesse fuggire dal quadrante.
Verso nord, sempre dritti verso nord, per giungere
alle calde terre dell’equatore!
Dipinto di cuore
Son sempre sembrato una pecora fra i lupi.
Son sempre stato un pesce fuor d’acqua.
Son sempre parso marziano sulla terra.
Le differenze spaventano, ti fanno emarginare e ti
emarginano.
La mia vita, che per gli altri non è altro che una
squallida scala di grigi, per me è una splendida tela
colorata e vivida, che ogni giorno cerco di
dipingere al meglio, con l’unico pennello che ho,
quello del cuore.
Son sempre stato un pesce fuor d’acqua.
Son sempre parso marziano sulla terra.
Le differenze spaventano, ti fanno emarginare e ti
emarginano.
La mia vita, che per gli altri non è altro che una
squallida scala di grigi, per me è una splendida tela
colorata e vivida, che ogni giorno cerco di
dipingere al meglio, con l’unico pennello che ho,
quello del cuore.
Destinazione Paradiso
Correva lungo l’unico binario sulla scrivania. Non
impiegava molto a percorrere il suo giro e ad ogni
passaggio fischiava poco prima della stazioncina.
Una miniatura perfetta, c’era pure il capostazione
con la greca sul cappello, che dava il segnale di
via.
Ormai era una tradizione ricordare così suo padre,
immaginando che se ne fosse andato, salendo sui
vagoni di quel treno che aveva tanto amato.
impiegava molto a percorrere il suo giro e ad ogni
passaggio fischiava poco prima della stazioncina.
Una miniatura perfetta, c’era pure il capostazione
con la greca sul cappello, che dava il segnale di
via.
Ormai era una tradizione ricordare così suo padre,
immaginando che se ne fosse andato, salendo sui
vagoni di quel treno che aveva tanto amato.
Ribelle
Alquanto inusuale, direi quasi funereo, scrivere a
quel modo.
Tutti usavano penne pregiatissime, d’oca, d’un
bianco purissimo.
Lei no, non paga di aver avuto accesso all’arte
scrittoria, ci aveva dovuto mettere del suo e a nulla
valsero gli appunti di chi le stava attorno.
Infondo però era coerente, cosa meglio di una
piuma di corvo, nerissima, avrebbe espresso il suo
animo ostinato e ribelle?!
quel modo.
Tutti usavano penne pregiatissime, d’oca, d’un
bianco purissimo.
Lei no, non paga di aver avuto accesso all’arte
scrittoria, ci aveva dovuto mettere del suo e a nulla
valsero gli appunti di chi le stava attorno.
Infondo però era coerente, cosa meglio di una
piuma di corvo, nerissima, avrebbe espresso il suo
animo ostinato e ribelle?!
Cuore o cervello
L’improvvisazione non era il suo forte, aveva
imparato che ad ammazzar la gente bisognava
avere un certo senso della pietà. Far troppo soffrire
non era il modo giusto di stroncare qualcuno.
Nonostante tutto era sempre combattuto fra cuore
e cervello.
Appoggiò la canna al terzo buco della griglia. Il
mirino puntava dritto al terzo occhio. Il
silenziatore attutì lo sparo.
imparato che ad ammazzar la gente bisognava
avere un certo senso della pietà. Far troppo soffrire
non era il modo giusto di stroncare qualcuno.
Nonostante tutto era sempre combattuto fra cuore
e cervello.
Appoggiò la canna al terzo buco della griglia. Il
mirino puntava dritto al terzo occhio. Il
silenziatore attutì lo sparo.
Senza libertà, per la vita
Non era tempo di vivere lungo il fiume, Londra era
troppo inquinata. Ginger l’avevano chiamata, per
quel suo incedere barcollante sulla terra ferma,
anche se in acqua sembrava un Mark 46.
Una bella femmina di lontra da salvare e il
paradosso, è che per farlo era necessario catturarla
e rinchiuderla.
Sciocchi e stolti voi che gioiosi, la considererete
solo una dolce, piccola e simpatica creatura!
troppo inquinata. Ginger l’avevano chiamata, per
quel suo incedere barcollante sulla terra ferma,
anche se in acqua sembrava un Mark 46.
Una bella femmina di lontra da salvare e il
paradosso, è che per farlo era necessario catturarla
e rinchiuderla.
Sciocchi e stolti voi che gioiosi, la considererete
solo una dolce, piccola e simpatica creatura!
Che io sia i vostri fiori e frutti
Biodegradabile è l’essere uomo. Nasce, cresce ed
agisce con un preciso scopo, che da sempre gli
sfugge, ma che se fortunato riesce ad intuire. Poi
arriva il momento di terminare il proprio cammino
e morire.
Sei polvere e polvere ritornerai?! Si certo e che le
mie ceneri siano mescolate alla terra e che la terra
possa fiorire a far nascere magnifici fiori e frutti.
agisce con un preciso scopo, che da sempre gli
sfugge, ma che se fortunato riesce ad intuire. Poi
arriva il momento di terminare il proprio cammino
e morire.
Sei polvere e polvere ritornerai?! Si certo e che le
mie ceneri siano mescolate alla terra e che la terra
possa fiorire a far nascere magnifici fiori e frutti.
Mente
Mutevole d’umore, non passava giorno che non
riuscisse a turbare chi le stava attorno, passando da
dolci sorrisi a convulse grida. Un’incognita,
variabile sconosciuta, instabile e volubile come i
suoi occhi scuri, che sempre fissavano il cielo al di
là di quelle grigie mura, sperando di sfuggire al
suo angoscioso destino.
L’unica salvezza era la sua mente, là nessuno
l’avrebbe potuta ostacolare.
riuscisse a turbare chi le stava attorno, passando da
dolci sorrisi a convulse grida. Un’incognita,
variabile sconosciuta, instabile e volubile come i
suoi occhi scuri, che sempre fissavano il cielo al di
là di quelle grigie mura, sperando di sfuggire al
suo angoscioso destino.
L’unica salvezza era la sua mente, là nessuno
l’avrebbe potuta ostacolare.
Il vecchio grafologo
Lo sguardo perso. Stava aspettando. La porta si
aprì e l’ometto con gli occhiali in punta di naso gli
fece cenno di entrare. Aveva la fama di essere
esperto di vergati.
Guardò il giovane negli occhi, gli spiegò ciò che in
cuor suo già sapeva. La forma di quelle parole
poteva essere solo di chi, frustrato, avrebbe voluto
correre via, senza però riuscire a muovere un solo
passo.
Lui era come Godot.
aprì e l’ometto con gli occhiali in punta di naso gli
fece cenno di entrare. Aveva la fama di essere
esperto di vergati.
Guardò il giovane negli occhi, gli spiegò ciò che in
cuor suo già sapeva. La forma di quelle parole
poteva essere solo di chi, frustrato, avrebbe voluto
correre via, senza però riuscire a muovere un solo
passo.
Lui era come Godot.
Morte apparente
Regole, regole e ancora regole, la vita scandita da
dogmi che altri avevano foggiato anche per lui.
Ora eccolo, elettroencefalogramma piatto, solo per
aver rispettato una direttiva.
D’un tratto si vide dall’alto sdraiato sul letto,
finalmente era sereno. Si girò, vide un bagliore e si
sentì tentato nel seguire quella dolce musica.
Poi si scosse, forse un prodigio, di certo non era
ancora la sua ora.
dogmi che altri avevano foggiato anche per lui.
Ora eccolo, elettroencefalogramma piatto, solo per
aver rispettato una direttiva.
D’un tratto si vide dall’alto sdraiato sul letto,
finalmente era sereno. Si girò, vide un bagliore e si
sentì tentato nel seguire quella dolce musica.
Poi si scosse, forse un prodigio, di certo non era
ancora la sua ora.
Il talento non paga
Uscì dallo stanzino dove aveva da anni impiantato
il suo letto, stropicciandosi gli occhi assonnati e
rosicchiando un pezzo di cipolla.
Aveva iniziato giovanissima ad esibirsi nello
scalcinato circo di famiglia, ma di diverse
generazioni era forse lei l’unica talentuosa in
grado di rappresentare un‘acrobata degna di tale
appellativo.
Magra, esile, slanciata, volteggiava in aria come
fosse un angelo.
il suo letto, stropicciandosi gli occhi assonnati e
rosicchiando un pezzo di cipolla.
Aveva iniziato giovanissima ad esibirsi nello
scalcinato circo di famiglia, ma di diverse
generazioni era forse lei l’unica talentuosa in
grado di rappresentare un‘acrobata degna di tale
appellativo.
Magra, esile, slanciata, volteggiava in aria come
fosse un angelo.
La spirale della vita
L’autunno prelude l’inverno, con i suoi caldi colori
e le sue foglie caduche che si adagiano stanche.
L’inverno prelude la primavera, con il rigido e il
cristallino candore della neve.
La primavera prelude l’estate, con i rinati suoni, i
profumi, le gemme e i dolci incontri.
L’estate prelude l’autunno, con il sole brillante, la
sua afa, il suo boccheggiare e i succosi frutti
maturati al sole.
e le sue foglie caduche che si adagiano stanche.
L’inverno prelude la primavera, con il rigido e il
cristallino candore della neve.
La primavera prelude l’estate, con i rinati suoni, i
profumi, le gemme e i dolci incontri.
L’estate prelude l’autunno, con il sole brillante, la
sua afa, il suo boccheggiare e i succosi frutti
maturati al sole.
Dipende da che punto guardi il mondo
Per lui che era trentino, il marchigiano era senza
dubbio del “basso” meridione. Non gli era
particolarmente simpatico, aveva una parlata
strana e faceva una cantilena che lo irritava.
È vero però che è nei momenti del bisogno che si
capisce chi ha delle virtù.
Tra loro, bastò uno sguardo profondo e una stretta
di mano per capirsi.
L’onore, il coraggio e un terribile segreto li unì
fino alla fine.
dubbio del “basso” meridione. Non gli era
particolarmente simpatico, aveva una parlata
strana e faceva una cantilena che lo irritava.
È vero però che è nei momenti del bisogno che si
capisce chi ha delle virtù.
Tra loro, bastò uno sguardo profondo e una stretta
di mano per capirsi.
L’onore, il coraggio e un terribile segreto li unì
fino alla fine.
Tela di ragno
Sapeva che non era reale, ma era troppo il piacere
che provava nell’ingenerare negli altri pensieri e
convinzioni in realtà fasulli.
Potenza dei social network. Sta volta su facebook
si creò un profilo spacciandosi per un cadetto
dell’accademia navale di Livorno. Un richiamo
perfetto per chi subiva il fascino della divisa.
L’ingenuità fece cadere quella povera ragazzina
dritta nella sua tela.
che provava nell’ingenerare negli altri pensieri e
convinzioni in realtà fasulli.
Potenza dei social network. Sta volta su facebook
si creò un profilo spacciandosi per un cadetto
dell’accademia navale di Livorno. Un richiamo
perfetto per chi subiva il fascino della divisa.
L’ingenuità fece cadere quella povera ragazzina
dritta nella sua tela.
L’elastico rosa
Gli fece un bel taglio!
Non era poi stato difficile. Prese tre matite e le
legò insieme. Formò una A, la capovolse e sulle
estremità libere legò il suo grosso elastico per
capelli. Rosa.
Lo tirò con tutta la forza, lo estese in orizzontale
più che poté e quel sasso bianco lo colpì in fronte,
tingendola di rosso.
Un rivolo caldo, incrociò gli occhi come a volersi
osservare, un gemito. Cadde svenuto.
Non era poi stato difficile. Prese tre matite e le
legò insieme. Formò una A, la capovolse e sulle
estremità libere legò il suo grosso elastico per
capelli. Rosa.
Lo tirò con tutta la forza, lo estese in orizzontale
più che poté e quel sasso bianco lo colpì in fronte,
tingendola di rosso.
Un rivolo caldo, incrociò gli occhi come a volersi
osservare, un gemito. Cadde svenuto.
Eva – 23 Luglio 2096 – Terra settore S/O
A guardare il mondo coi nostri occhi, solo ora
capiamo quanto siate stati stolti.
Avevate tutto quel che vi serviva per vivere sereni,
in pace ed essere liberi; avete preferito morire,
schiacciati dai vostri sbagli.
Solo un manipolo di pazzi riuscì a salvarsi,
rifiutando di credere a quella menzogna che
pretendeva di renderli tutti uguali. Noi non
commetteremo i vostri stessi errori.
Stop.
capiamo quanto siate stati stolti.
Avevate tutto quel che vi serviva per vivere sereni,
in pace ed essere liberi; avete preferito morire,
schiacciati dai vostri sbagli.
Solo un manipolo di pazzi riuscì a salvarsi,
rifiutando di credere a quella menzogna che
pretendeva di renderli tutti uguali. Noi non
commetteremo i vostri stessi errori.
Stop.
È arrivato un “nuovo” Full
Fedelissimo era morto dopo 16 anni!
Sapeva che non avrebbe più sopportato un altro
dolore così grande, ma in quel pomeriggio grigio
arrivò suo nipote tenendo una scatola di cartone
con due buchi, braccia tese gliela porse.
- È nato ieri! È nuovo nuovo! Sarà utile per
affrontare la malinconia di questo inverno! -
I suoi occhi dolci si gonfiarono di lacrime.
- Come lo chiamiamo? -
Un sorriso.
- Full! -
Sapeva che non avrebbe più sopportato un altro
dolore così grande, ma in quel pomeriggio grigio
arrivò suo nipote tenendo una scatola di cartone
con due buchi, braccia tese gliela porse.
- È nato ieri! È nuovo nuovo! Sarà utile per
affrontare la malinconia di questo inverno! -
I suoi occhi dolci si gonfiarono di lacrime.
- Come lo chiamiamo? -
Un sorriso.
- Full! -
La vita non ci è tolta ma solo mutata
Nessun dolore, quella lama era così affilata che
nemmeno mi accorsi del taglio che mi aveva
inferto.
L’ultimo ricordo che ho del mio essere “terrena”, è
il tepore del sangue che dalla gola scendeva lungo
il collo e poi il torpore che avviluppava il mio
corpo.
Ora la luce, la musica e gli odori che sentivo nei
miei strani sogni sono diventati reali, dunque son
veri ed io non ero affatto pazza!
nemmeno mi accorsi del taglio che mi aveva
inferto.
L’ultimo ricordo che ho del mio essere “terrena”, è
il tepore del sangue che dalla gola scendeva lungo
il collo e poi il torpore che avviluppava il mio
corpo.
Ora la luce, la musica e gli odori che sentivo nei
miei strani sogni sono diventati reali, dunque son
veri ed io non ero affatto pazza!
Il cacciatore di ombre
Su un foglio giallo stropicciato, aveva lasciato
accanto alla sua ennesima vittima, uno dei suoi
farneticanti messaggi:
Voi, comunissimi, fate solo ombra, potete
unicamente portare l’oscurità nel mondo. Solo Dio
è luce e amore vero che nessuno di voi, anime
corrotte, potrà mai oscurare.
E come sempre aveva dimostrato di essere un
impavido e per farsi beffa di loro si era firmato col
sangue.
accanto alla sua ennesima vittima, uno dei suoi
farneticanti messaggi:
Voi, comunissimi, fate solo ombra, potete
unicamente portare l’oscurità nel mondo. Solo Dio
è luce e amore vero che nessuno di voi, anime
corrotte, potrà mai oscurare.
E come sempre aveva dimostrato di essere un
impavido e per farsi beffa di loro si era firmato col
sangue.
L’universo non è ovvio
- Quante saranno ormai le sonde che hanno
mandato a vagabondare per lo spazio? -
- Ma non so, comunque sempre troppe per i miei
gusti! -
Si guardarono profondamente, quasi come a
perdersi l’uno negli occhi dell’altro, poi
all’improvviso scoppiò il parapiglia, una serie di
grasse risate riecheggiò dentro la cabina di
pilotaggio.
- Finché rincorreranno l’ovvio, non credo che ci
incontreremo mai! -
mandato a vagabondare per lo spazio? -
- Ma non so, comunque sempre troppe per i miei
gusti! -
Si guardarono profondamente, quasi come a
perdersi l’uno negli occhi dell’altro, poi
all’improvviso scoppiò il parapiglia, una serie di
grasse risate riecheggiò dentro la cabina di
pilotaggio.
- Finché rincorreranno l’ovvio, non credo che ci
incontreremo mai! -
Ponti fatti di cornicette
Era solo con i suoi pensieri dentro quel quaderno a
righe.
Sua madre gli aveva insegnato che prima di
scrivere, era bello creare una cornicetta sul foglio.
Mamma! Occhi dolci, cuore grande, tanta forza,
anche se non abbastanza da sconfiggere quella
dolorosa malattia.
Certo ormai aveva ben più di dieci anni, sarebbe
stato bene smettere. No!
Le cornici erano solidi ponti verso i suoi ricordi
più cari.
righe.
Sua madre gli aveva insegnato che prima di
scrivere, era bello creare una cornicetta sul foglio.
Mamma! Occhi dolci, cuore grande, tanta forza,
anche se non abbastanza da sconfiggere quella
dolorosa malattia.
Certo ormai aveva ben più di dieci anni, sarebbe
stato bene smettere. No!
Le cornici erano solidi ponti verso i suoi ricordi
più cari.
Iside e Osiride
Era la fenice, il simbolo dell’immortalità, della
resurrezione, era la vita che sconfigge la morte!
Iside lo sapeva e il suo pianto accorato per Osiride,
si placava quando dalle zolle attorno alle radici del
sicomoro, spuntavano grano ed orzo.
Per il “Libro dei morti” era la pianta che sta fuori
della porta del Cielo; usato per i sarcofagi, aveva
la funzionalità di far entrare i morti nell’aldilà.
resurrezione, era la vita che sconfigge la morte!
Iside lo sapeva e il suo pianto accorato per Osiride,
si placava quando dalle zolle attorno alle radici del
sicomoro, spuntavano grano ed orzo.
Per il “Libro dei morti” era la pianta che sta fuori
della porta del Cielo; usato per i sarcofagi, aveva
la funzionalità di far entrare i morti nell’aldilà.
Ricerche in superficie
Stava fiutando le tracce sul terreno.
Avevano poco tempo, il freddo , la neve, la notte
che avanzava rapida, non avrebbe dato nessuna
possibilità a quella poverina.
Un guaito improvviso e poi via di corsa verso una
zona che altri avevano già battuto!
Nino dapprima dubitò, ma si dovette ricredere
scorgendo il corpo con il giubbotto nero con la
scritta SPORT.
Era ancora viva, respirava.
- Bravo Full! -
Avevano poco tempo, il freddo , la neve, la notte
che avanzava rapida, non avrebbe dato nessuna
possibilità a quella poverina.
Un guaito improvviso e poi via di corsa verso una
zona che altri avevano già battuto!
Nino dapprima dubitò, ma si dovette ricredere
scorgendo il corpo con il giubbotto nero con la
scritta SPORT.
Era ancora viva, respirava.
- Bravo Full! -
In erba
Finalmente lo aveva trovato, era bellissimo e
sarebbe stato quello il regalo per i suoi primi 10
anni.
Era un modello di temperamatite introvabile, rosso
brillante con una deliziosa manovella con
l’estremità d’osso, una sciccheria.
Lo appoggiò alla scrivania e lo fissò col suo
morsetto.
- Ecco fatto, ho il set di penne nuove, le matite, la
gomma, ora anche io sembro un grande della
letteratura! -
sarebbe stato quello il regalo per i suoi primi 10
anni.
Era un modello di temperamatite introvabile, rosso
brillante con una deliziosa manovella con
l’estremità d’osso, una sciccheria.
Lo appoggiò alla scrivania e lo fissò col suo
morsetto.
- Ecco fatto, ho il set di penne nuove, le matite, la
gomma, ora anche io sembro un grande della
letteratura! -
L’ultimo bicchiere
- Ricordo che al quarto bicchiere ebbe un attimo di
smarrimento. Non si rendeva conto ma aveva
trincato a stomaco vuoto un bel po’ d‘alcool.
Quando si alzò dalla sedia sembrava normale, ma
ai primi passi barcollò rischiando di cadere -
Il commissario mi chiese se prima che la donna
fosse investita, avessi notato altro.
- Fece solo un mezzo inchino a uno che stava
entrando chiamandolo “Eccellenza” -
smarrimento. Non si rendeva conto ma aveva
trincato a stomaco vuoto un bel po’ d‘alcool.
Quando si alzò dalla sedia sembrava normale, ma
ai primi passi barcollò rischiando di cadere -
Il commissario mi chiese se prima che la donna
fosse investita, avessi notato altro.
- Fece solo un mezzo inchino a uno che stava
entrando chiamandolo “Eccellenza” -
Un attimo
La sento piangere piano la notte avvolta nelle
coperte fredde, fra le mani un fazzoletto per le
lacrime.
È successo tutto così all’improvviso, un attimo e
la vita cambia e non è come passare dal giorno alla
notte, piuttosto come dal Paradiso all’Inferno.
L’idea di raggiungere la cima del monte per vedere
l’alba si è tramutata in tragedia.
Spero solo che il sole riesca a sorgere ancora nel
suo cuore.
coperte fredde, fra le mani un fazzoletto per le
lacrime.
È successo tutto così all’improvviso, un attimo e
la vita cambia e non è come passare dal giorno alla
notte, piuttosto come dal Paradiso all’Inferno.
L’idea di raggiungere la cima del monte per vedere
l’alba si è tramutata in tragedia.
Spero solo che il sole riesca a sorgere ancora nel
suo cuore.
Quattro chiacchiere e un caffè
Due tazzine, cucchiaini, zuccheriera e biscotti.
Appoggiò la caffettiera al centro del tavolino rosa
accanto al vaso di fiori, un mazzetto di lillà
emanava un buon profumo di primavera.
- Cara Gina, gradisce una o due zollette di
zucchero? -
La bambina era raggiante, il nuovo set da caffè era
perfetto per quel gioco e Gina seduta accanto a lei,
altro non era che il suo vecchio dinosauro di
peluche.
Appoggiò la caffettiera al centro del tavolino rosa
accanto al vaso di fiori, un mazzetto di lillà
emanava un buon profumo di primavera.
- Cara Gina, gradisce una o due zollette di
zucchero? -
La bambina era raggiante, il nuovo set da caffè era
perfetto per quel gioco e Gina seduta accanto a lei,
altro non era che il suo vecchio dinosauro di
peluche.
Pane, vino rosso e zucchero
La pubblicità lo rendeva invitante, quello
stuzzichino per fermar la fame che ti assale a metà
pomeriggio, come fosse un toccasana, risolutivo di
ogni problema, peccato si ingoiasse in un boccone
e avesse dieci milioni di calorie.
Pensava che invece fosse meglio quello che
mangiava da bambino; la merenda più buona e
golosa del mondo era quella che gli preparava la
nonna: pane, vino rosso e zucchero.
stuzzichino per fermar la fame che ti assale a metà
pomeriggio, come fosse un toccasana, risolutivo di
ogni problema, peccato si ingoiasse in un boccone
e avesse dieci milioni di calorie.
Pensava che invece fosse meglio quello che
mangiava da bambino; la merenda più buona e
golosa del mondo era quella che gli preparava la
nonna: pane, vino rosso e zucchero.
Plutone gioca con me
Giocavano sempre insieme, felici all'aria aperta.
Era meraviglioso correre spensierati e poi cadere
rotolando nell'erba riscaldata dal sole d’estate.
Era mille volte meglio che fare una partita con un
qualsiasi super videogioco.
Era rilassante accarezzare il suo pelo lungo e folto
e farsi leccare la faccia.
Si chiamava Plutone, perché era come il cane di
Topolino, solo molto più grosso.
Il suo cane.
Era meraviglioso correre spensierati e poi cadere
rotolando nell'erba riscaldata dal sole d’estate.
Era mille volte meglio che fare una partita con un
qualsiasi super videogioco.
Era rilassante accarezzare il suo pelo lungo e folto
e farsi leccare la faccia.
Si chiamava Plutone, perché era come il cane di
Topolino, solo molto più grosso.
Il suo cane.
Volo d'albatros
La vita l’aveva giocata, la sottrazione di quello che
era stato l’unico suo amore, la faceva impazzire.
Allora decise.
Sentiva l’aria fresca sulla faccia, inspirò forte,
chiuse gli occhi, aprì le braccia e si lasciò cadere.
Era serena.
Bastava risalire la corrente, proprio come facevano
gli albatros, immaginando che ad ali spiegate
sarebbe potuta arrivare così lontano da poterlo
finalmente ritrovare.
era stato l’unico suo amore, la faceva impazzire.
Allora decise.
Sentiva l’aria fresca sulla faccia, inspirò forte,
chiuse gli occhi, aprì le braccia e si lasciò cadere.
Era serena.
Bastava risalire la corrente, proprio come facevano
gli albatros, immaginando che ad ali spiegate
sarebbe potuta arrivare così lontano da poterlo
finalmente ritrovare.
Murato vivo
Custode di un sapere unico, la vita mi avrebbe
tramutato in un animale chiuso in gabbia.
Il sapere a volte può rendere prigionieri e mai
parole furono più vere.
Purtroppo il vero tormento era di avere coscienza
che se qualcuno me l’avesse estorto, quel segreto
sarebbe stato fonte di paura e stridore di denti.
Mi decisi allora per una elevazione di spirito, mi
feci murare vivo nella mia umile cella.
tramutato in un animale chiuso in gabbia.
Il sapere a volte può rendere prigionieri e mai
parole furono più vere.
Purtroppo il vero tormento era di avere coscienza
che se qualcuno me l’avesse estorto, quel segreto
sarebbe stato fonte di paura e stridore di denti.
Mi decisi allora per una elevazione di spirito, mi
feci murare vivo nella mia umile cella.
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